Il ragionamento sul vuoto e la sua forma, investe l'intero complesso dell'architettura senza separare la parte tecnica e compositiva dal suo senso. Il vuoto, infatti, mette in relazione l'uomo con lo spazio fisico che lo accoglie e consente a questa relazione di definirsi, rappresentarsi e fissarsi nella memoria. Massimo Cacciari ritiene che il territorio della post-modernità sia anti-spaziale: «chiediamo al mondo esterno di dissolversi in virtuale, mentre continuiamo ad essere il luogo del nostro corpo». All'interno di questo «paradosso filosofico-estetico» è di fondamentale importanza, per la composizione architettonica, indagare il tema spaziale. Il vuoto, che sostanzia lo spazio dell'architettura, è la chiave per comprenderne la ragione ed è una questione centrale della contemporaneità, che in molti casi, fermando l'attenzione solo sul suo contenitore, ha relegato e ridimensionato il lavoro dell'architetto al dato bidimensionale della facciata o tessile della pelle.