Il 24 febbraio del 1949 il Parlamento italiano approvò un progetto di legge, proposto dal ministro del Lavoro Amintore Fanfani, con l'intento di incrementare l'occupazione operaia; si diede così avvio all'attuazione del piano Ina-Casa. A pochi anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, con quel piano si intendeva soprattutto affrontare il problema della disoccupazione. I quattordici anni di attività del piano non hanno rappresentato solo una fase significativa della politica economica del paese; essi hanno prodotto anche una delle più consistenti e diffuse esperienze italiane di realizzazione di nuova edilizia sociale. Gli alloggi costruiti diedero a migliaia di famiglie la possibilità di migliorare le proprie condizioni abitative. A urbanisti e architetti i nuovi insediamenti apparvero finalmente come una grande opportunità per dare forma alla ricostruzione delle città italiane. Quell'esperienza rappresenta uno dei momenti cruciali della storia dell'urbanistica e dell'architettura del Novecento italiano. Il volume propone per la prima volta una riflessione d'insieme sui complessi problemi architettonici e urbanistici, ma anche su quelli economici, politici e sociali che il piano dovette affrontare, rileggendone le genealogie, i contesti, gli obiettivi, i metodi, il ruolo dei protagonisti.