La maggior parte del patrimonio archeologico italiano si trova fuori dai contesti metropolitani e urbani. Ciascun bene è di norma trattato come un punto isolato, trascurando la relazione con il territorio che è stato all'origine di quell'insediamento e con il paesaggio che insieme al bene si è coevoluto fino ad oggi. Il caso della Villa del Casale a Piazza Armerina è, da questo punto di vista, significativo. Posta sulla sponda del fiume Gela, per studiosi e per il pubblico è solo un bene archeologico, mentre la lettura e reinterpretazione della sua relazione con il fiume potrebbe costituire la chiave di lettura per un processo di conoscenza e valorizzazione di un più ampio contesto ambientale e insediativo unico ed esemplare al tempo stesso. Il modello proposto con questo libro polifonico dimostra che l'attrattività di un territorio e di una città non può più essere misurata solo secondo logiche di mercato, quindi attraverso la sua competitività, quanto sulla sua desiderabilità, cioè sulla capacità di ingenerare nelle persone e nelle imprese la voglia di non abbandonare quei luoghi o di insediarvisi proprio per le loro specificità e qualità spaziali, sociali e simboliche.