La "mediterraneità", che costituisce il filo rosso di questo libro, è considerata una condizione spaziale dell'architettura contemporanea, caratterizzata da una dimensione di "opacità" che discende, direttamente o indirettamente, dagli ambienti urbani e dalle architetture vernacolari dell'area mediterranea. La tesi proposta è che molte strategie operative della progettazione architettonica contemporanea abbiano origine dall'adozione, da parte di alcuni maestri del Movimento Moderno, dei processi di costruzione tipici dell'ambiente tradizionale mediterraneo. Esemplificativo è il lavoro di Le Corbusier che s'innamorò del paesaggio di quest'area proponendo una modernità ispirata alla sua architettura, sia a quella alta del classicismo che a quella bassa e ambigua dei contesti popolari. Un altro esempio è la figura di Bernard Rudofsky che introdusse ed esaltò l'edilizia vernacolare mediterranea come modello possibile di un'architettura astorica, basata sulle esigenze degli abitanti.