L'Autrice ripercorre aspetti diversi della tradizione piemontese nell'intento di ricomporre una radice antropologicamente significativa in rapporto alle fasi più remote della storia del territorio. Pertanto ancora una volta riprende dati archeologici e geologici, con attenzione particolare a quanto sta emergendo dai preziosi scavi condotti in Anatolia e altrove da armeni e italiani, ma anche alle conferme che i materiali rinvenuti e le stratigrafie recentemente individuate nel Mar Nero offrono alla teoria della grande catastrofe seguita all'ultima glaciazione, per cui il Mediterraneo improvvisamente avrebbe invaso la zona del Bosforo e trasformato in un mare salato quello che era un piccolo lago interno. Così le genti di comune origine, cultura e stirpe si dispersero di qua e di là dal mare, ma per secoli ancora riconobbero i miti, i racconti e le descrizioni del perduto paradiso da cui venivano, dove cresceva un albero meraviglioso, l'Ygdrasill. Dopo altri secoli finirono a combattersi fra di loro, non riconoscendo più l'identità lontana.