I geroglifici che i maya precolombiani hanno inciso su migliaia di stele, monumenti, ceramiche e altri oggetti hanno rappresentato un enigma per alcuni secoli. Si trattava di una forma di scrittura o piuttosto di arte decorativa? Ciò che essi racchiudevano erano parole o concetti spirituali? Studiosi e avventurieri, linguisti e millantatori hanno provato con ben magri risultati a rispondere a queste domande. Sepolta nella giungla tropicale la voce dei maya è rimasta muta fino a pochi anni fa. Poi una serie di imprevedibili coincidenze ha fatto sì che nella gelida San Pietroburgo un uomo, isolato dal consesso accademico internazionale, cominciasse a renderla di nuovo udibile.