Gli aforismi sembrano chiudere ogni discorso in modo definitivo, invece abituano chi legge a declinare la verità in modo singolare, terrestre, radicalmente umile. Li immaginiamo caustici e brillanti, con l'invidia covata in segreto per chi ha sempre la battuta pronta. In realtà appartengono alla tradizione della densità e del silenzio. Non pretendono di avere ragione: sono un tentativo di nominare e conservare quanto si è capito, di accettare serenamente la sovrabbondanza di ciò che non capiremo. L'arroganza dell'aforisma viene a patti con l'uso quotidiano del mondo. Offre istruzioni provvisorie, un lasciapassare per chi viaggia leggero. In un tempo ricco di percorsi e povero di mappe, questa disciplina di scrittura accompagna il lettore con l'unica promessa affidabile: "non ho niente da insegnarti, ma se imparerai qualcosa da me ne sarò felice".