Sono passati più di 25 anni, forse trenta, da quando Giuseppe "Peppe" Longo, detto "il Comandante", ci faceva addestrare come se portasse in acqua un manipolo di "incursori". Ma quello che mi ha sempre colpito è che ad ogni immersione, il Comandante riemergeva con il suo "bottino": una bottiglia di plastica se non addirittura un copertone, o quel che rimaneva di una rete da pesca tra lenze, zavorre e concrezioni varie. Lì ho capito che il mare va rispettato come se si trattasse di casa nostra o, forse, meglio di casa nostra. Poi, sono arrivati i "Cacciatori di Reti Fantasma", quando ancora dirsi "ambientalisti", non era poi così di moda. Che senso aveva scendere profondi per faticare, stancarsi, arrabbiarsi con chi del mare non ha mai avuto alcun rispetto? La storia è lunga ed è fatta di piccoli, eroici gesti quotidiani che tra queste pagine, Livio Cortese, con la complicità dei suoi colleghi "cacciatori" racconta con avvincente dovizia di particolari non trascurando gli aspetti tecnici ma regalando al lettore anche qualche momento di sano divertimento.