Il volume racconta le vicende di tre borghi toscani sulle alture di Pratomagno. A unire la loro storia, che ha cambiato la vita ai suoi abitanti, è l'acquedotto. Tutto ha inizio intorno agli anni '50 del secolo scorso quando un parroco convinse i suoi cittadini a sfruttare una sorgente lasciata in eredità dal barone Luigi Ricasoli per portare questo bene comune nelle proprie case. La sorgente era così lontana che il solo pensiero di portarla giù a valle era considerata impresa talmente ardua da far dubitare anche i più saggi del paese, però, con l'aiuto della Provvidenza... Ci volle tutta la tenacia e il coraggio di un piccolo parroco di campagna, don Dario Dragoni, per firmare i tanti fogli e realizzare quel progetto lungo cinque chilometri e durato quasi due anni di lavoro, tanto fu il tempo che occorse per costruire i depositi e per interrare con pala e piccone quel tubo da portare ai paesi di sotto. Ma per quanto ardua fosse stata la sfida, la gara più bella fu vinta da quel sacerdote che riuscì a motivare e riunire i paesi, divisi da gelosie mai sopite, consapevole che l'acqua dentro le case sarebbe stata l'unico vero obiettivo capace di avvicinare persone ormai stanche e sfiduciate da false promesse. È il racconto dei bisogni, delle aspirazioni e del lavoro di portare quel bene prezioso, fonte di vita, in ogni casa, spezzando così la catena delle fatiche quotidiane di grandi e piccoli nell'approvvigionamento presso una fonte. Scorre nelle pagine il racconto di questo lungo cammino, descrivendo come l'acqua "catturata" dalle fonti poste in alto raggiunge i tre centri abitati e approda in ogni abitazione. Si ritrova in ogni riga la fatica intrapresa da uomini e donne delle tre località di rendere disponibile a ciascuno e a ciascuna il bene prezioso dell'acqua. Si parla di fatica a ragione perché sono gli uomini e le donne a scavare, a trasportare strumenti e materiali, in principio anche a dorso di mulo, per realizzare una sorta di utopia: realizzare un'opera che serva alla collettività intera, che soddisfi un bisogno primario, essenziale alla vita, sottraendolo alla "maledizione" della fatica. A distanza di quasi un secolo quel bene comune viene gestito dalla Comunità senza fini di lucro. Non ci sono nelle righe echi delle discussioni che hanno animato il dibattito politico e culturale intorno all'acqua negli ultimi decenni, né ci sono riferimenti al referendum del 12 e 13 giugno 2011 boicottato da tutti i governi che si sono succeduti. Ci sono però in quelle righe un insieme di valori che non possiamo sottacere: la solidarietà e la cura del bene comune, la collaborazione e l'importanza del contributo di ciascuno, la partecipazione e la democrazia delle scelte. In breve, un piccolo dizionario di educazione civica anima le pagine del volume restituendoci indicazioni utili per la vita di tutti i giorni. Questa bella e lunga esperienza di portare l'acqua nei tre borghi costituisce una bella lezione di virtù civiche anche per i decisori politici dei giorni nostri, indicando loro quanto sia rilevante il coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine nelle scelte pubbliche, l'ascolto e il predisporre degli spazi per l'agire, tutte pratiche che riannodano i fili della democrazia.