Nel mondo contemporaneo, un grave pregiudizio colpisce il tratto psicologico dell'alta sensibilità. Spesso, anche nelle ricerche accademiche, l'alta sensibilità viene descritta come un deficit di natura genetica che condanna i suoi portatori a una vita di ansia, fragilità, nevrosi. Si tratta di un errore. È vero che gli studi di psicoterapia sono frequentati soprattutto da persone sensibili ma ciò non dipende da un deficit biologico, bensì da una ricchezza psicologica, che le famiglie e le società non hanno saputo né percepire né favorire. Le persone altamente sensibili sviluppano disturbi più spesso degli altri quando le loro stesse doti le fanno sentire estranee ai legami affettivi originari e al mondo di appartenenza. Nondimeno, grazie a una più profonda conoscenza di sé, queste persone possono condurre esistenze felici, guidate dalla loro intima vocazione. Dopo aver dedicato Il dramma delle persone sensibili (2021) al fenomeno generale dell'alta sensibilità e La lingua perduta dell'amore (2023) all'impatto delle culture della prevaricazione e della violenza sulle persone sensibili, con questo libro Nicola Ghezzani affronta il tema del disadattamento, della sofferenza psicologica e della psicoterapia delle persone altamente sensibili, in vista di una loro piena realizzazione esistenziale.