Da un giorno all'altro, la percezione si altera e la realtà sembra appannata da un velo o resa remota da una distanza inaccessibile: la vista funziona, il cervello non presenta danni, è la mente che non funziona più come si deve. D'un tratto il mondo appare finto, come di cartapesta, gli esseri umani sembrano robot o senza spessore o come se fossero morti; il proprio corpo sembra non essere più lo stesso: braccia e gambe appaiono dilatati o asimmetrici; persino il volto nello specchio è quello di un estraneo, irriconoscibile. Fino a pochi anni fa, questi sintomi erano misconosciuti e il più delle volte venivano confusi con i sintomi di malattie più gravi: l'epilessia, la psicosi, la depressione. Oggi sappiamo che si tratta del disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione, un disturbo che colpisce sempre più persone, soprattutto giovani. L'autore è uno specialista nel campo. Avendone sofferto egli stesso da giovane ed essendone guarito, ne parla con una competenza unica. E la sua prospettiva è innovativa: il disturbo è il tentativo che individui altamente sensibili e di intelligenza divergente operano inconsciamente per dissociare le emozioni da un mondo che non è stato in grado di accettarli, integrarli, valorizzarli. La guarigione li riporta infine a contatto con la realtà, ma in un modo nuovo: critico, creativo, trasformativo.