Da questo scambio autentico di domande di aiuto e risposte, di narrazioni strazianti e riflessioni, raccolte in tanti anni di lavoro, risulta evidente come ogni vicenda traumatica è un dramma particolarmente terribile e terribilmente particolare, che merita un ascolto approfondito. Compare sempre l'irriducibile bisogno dei sopravvissuti di ritornare sul passato con i sintomi e con la parola per comunicare l'angoscia, la confusione, l'immagine negativa di sé, rimaste dentro. Emerge una linea coerente dello psicoterapeuta di "partecipazione affettiva", perché il sopravvissuto necessita di una persona accogliente per costruire insieme una prospettiva di cura e di speranza. Solo in una relazione terapeutica di tipo competente ed empatico, sicura e amorevole, il sopravvissuto può dare un senso e una riparazione ai suoi sintomi ripetitivi e disturbanti. La terapia comporta il prendere per mano il paziente per un viaggio all'inferno del trauma con un biglietto di andata e ritorno. Così anche le ferite più profonde, rimosse o dissociate, ma riemergenti, possono essere in qualche modo accettate e risanate e diventa pertanto realistica l'affermazione: "Curare il trauma è possibile!".