«Perché tradurre i Tagebücher di Schumann? Perché scegliere i primissimi anni registrati nella sua frenetica, nevrotica, disordinata diaristica? In fondo, si potrebbe pensare, sarebbe preferibile una scelta degli anni più intensi, più produttivi, come il 1834 o il triennio 1836-38 in cui si intrecciano molti dei "capolavori" poi entrati nel canone maggiore. Eppure i diari del poco più che adolescente Schumann rivestono un'importanza di primo piano perché ci portano dentro una mente fortemente estranea al proprio tempo, ma che precisamente per questa estraneità lo rappresenta e ne incarna le insolubili contraddizioni. L'anno simbolico 1830, anno delle prime pubblicazioni di Schumann e anno con cui termina questa prima tranche di traduzioni dei Diari, è un anno di svolta profondissima nella storia d'Europa [...]. Il 1830 segna un gigantesco terremoto sviluppatosi negli anni precedenti, ossia in esatta coincidenza con gli anni testimoniati nei Diari schumanniani, motivo per cui essi non costituiscono solo un documento (per quanto importantissimo) di una vicenda individuale privata, ma aprono anche un nuovo squarcio [...] su un momento sì vitalissimo e pieno di slanci volitivi, ma anche caratterizzato da contraddizioni e fughe in avanti [...] verso il nuovo che ancora non si conosce, periodo eroico e contraddittorio di cui Schumann è una delle voci più significative». (dalla "Postfazione" di Antonio Rostagno).