"Diario dell'anno del Nobel" è l'ultimo dei quaderni di Lanzarote, quello relativo al 1998. Se ne conosceva l'esistenza perché Saramago lo aveva preannunciato ai suoi lettori nel 2001, ma se ne erano perse le tracce. Prima gli impegni, poi un cambio catartico di computer, e il sesto quaderno si è smarrito, seppellito in una macchina che nessuno usava più. Come racconta la moglie Pilar del Río nell'introduzione, ci sono voluti vent'anni e varie casualità "saramaghiane" perché questo testo venisse alla luce. Tra le pagine ci sono note personali, ma soprattutto riflessioni e spunti sulla sua posizione culturale ed etica. I principali assi tematici sono la politica, i viaggi, la dimensione sociale dello scrittore e dell'intellettuale. Svetta il discorso proferito in occasione della consegna del Nobel, ma nel complesso questo quaderno restituisce al lettore il modo di Saramago di intendere il mondo, sempre dal punto di vista dell'essere umano, dei vulnerabili, degli oppressi dal sistema. Uno sguardo che oggi è più urgente e vivo che mai, poiché, come lui stesso scriveva, "il tempo è un elastico che si tende e si accorcia. Star vicino o lontano, lì o qui, dipende solo dalla volontà".