«Un libro intenso, intelligente e soprattutto autentico. Costruito attorno al mondo dolente, ma al tempo stesso anche unico e sorprendente del carcere, questo volume dà voce a una lunga esperienza che ha coinvolto per anni decine di detenuti in un rapporto libero e personale. Merito dell'Autrice è di non essere caduta nella trappola di una lettura astratta di una realtà complessa che di continuo sfugge agli sguardi diversi che, spesso dall'"esterno", pretendono conoscerla e interpretarla. "Limitandosi" a raccontare con serietà e sincerità ciò che ha visto e incontrato, Ida Matrone, con il coraggio di chi parla in prima persona, aiuta ad accostarsi al vissuto carcerario con l'unico atteggiamento in fondo non violento: quello mosso da un'affezione per l'uomo che, senza negare il male e sottovalutare le colpe, non teme tuttavia di riconoscere il bene a cui ogni essere umano tende, talvolta perfino a sua insaputa» (Silvano Petrosino). «Dall'incontro con persone detenute si snoda il prezioso racconto di Ida - volontaria dell'Associazione Incontro e Presenza, attiva da trentacinque anni nei penitenziari milanesi - che, in queste pagine, ci fa entrare in contatto con le storie sofferte di chi vive dietro le sbarre del carcere di Bollate. Le lettere di Rocco, Filippo, Claudio e di tante altre persone detenute sono il racconto intimo e sincero di chi sta ritrovando uno sguardo di speranza, in mezzo alla durezza di una condizione detentiva che spesso non incoraggia scelte di bene» (Don Claudio Burgio). Prefazione di Claudio Burgio.