Il 2 settembre 1871 nel sestiere di Cannaregio veniva ufficialmente aperta via Vittorio Emanuele, ribattezzata subito dai Veneziani la Strada Nova. Veniva così completato uno dei più importanti interventi urbanistici nel centro storico cittadino. Iniziato un sessantennio prima, complice l'epocale arrivo della ferrovia, aveva rivitalizzato una parte di città fino ad allora ai margini del commercio e delle attività produttive in generale. I primi due tratti erano stati portati a termine con sollecitudine, forse per il rigido controllo e la proverbiale efficienza degli Asburgo, del cui impero la Serenissima era entrata a far parte alla fine dell'epopea napoleonica. L'ultimo tratto, invece, iniziato subito dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, fu caratterizzato da lungaggini, polemiche e malcontento popolare, che finirono per mettere in ombra una realizzazione notevole. Completata da un itinerario turistico, da glossari, oltre che da un ricordo malinconico del passato, quando Venezia apparteneva soprattutto ai Veneziani, questa pubblicazione vuole ricordare un momento storico importante che l'autore, con sorpresa, ha constatato essere quasi del tutto dimenticato.