Una vita ispirata, ossessionata e imprendibile. David Bowie volle costantemente ridiventare ciò che era prima di essere, e questa è la sua arte. Ciò che è diventato, la sua bellezza molteplice, la sua eleganza decadente e solitaria, il firmamento malinconico delle sue canzoni, la prolissità ridondante ma impeccabile delle sue provocazioni ricordano meno gli esteti e i dandy dell'Europa tardo-moderna che gli asceti orientali di un redivivo Medioevo iniziatico. Al pari di Hafez, Râmânanda, Huineng, egli è stato l'artista dell'incompiutezza prismatica che si fa voce, il folgorato poeta dell'esasperazione tecnologica, il non sospetto interprete della postmodernità senza scampo.