Cotton Candy è nato molto prima che me ne accorgessi. Volevo dar voce a qualcosa che ha fatto molta fatica a materializzarsi concretamente, perché si muoveva in sordina. Ogni volta che iniziavo un pensiero riguardo all'esperienza del corpo toccavo punti ipersensibili e non riuscivo ad andare oltre. Così mi sono aperta all'incontro e al dialogo con altre donne, volevo andare oltre il mio vissuto per comprendere quello altrui e ritrovarmi nelle narrazioni. Il corpo non è un'entità isolata dal mondo in cui si muove. Mi sono interrogata sui termini "difettoso" e "improduttivo" e sull'induzione all'essere necessariamente performante. Nonostante la grande consapevolezza non riuscivo a capire il motivo per cui non ci sentiamo bene in un corpo che cambia. Il cambiamento fisico è un evento inevitabile nel tempo ma può anche avvenire in maniera drastica. Soprattutto qui nasce lo scollamento, l'elaborazione richiesta è molto rapida ma il contenuto emotivo proporzionalmente ampio. Se fossimo abituate a pensare e definire la nostra identità corporea in maniera più aderente alla realtà, il sentimento di distacco da ciò che viene definita normalità forse sarebbe diverso.