La Fratta "Terra di magie e di sortilegi ovvero di incantesimi", raccontata nel 1931 sulle pagine del Corriere della Sera da Alfredo Panzini, a cui si deve unitamente a Grazia Deledda e a Marino Moretti il successo mediatico delle acque, ha perso nel dopoguerra parte di quelle "meraviglie" per le quali era assurta negli anni Trenta tra le grandi stazioni termali italiane. Con il passaggio di proprietà nel 1949 dell'intero complesso dalla Società Fonti Romane della Fratta all'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale e il conseguente e unico orientamento assistenziale della politica termale, furono demolite le strutture ritenute inutilizzabili. Nel 1952 fu trasportato a Forlì l'Antiquarium, una raccolta di reperti archeologici romani già collocati nel ricostruito tempietto esastilo dedicato alla dea Costanza, protettrice delle locali Fonti Romane. Nel 1958 fu demolito lo Stabilimento-Albergo, costruito tra il 1928 e il 1930 e ampliato nel 1933, fulcro di quella "resurrezione" delle Sorgenti Minerali della Fratta, voluta nel 1927 da Benito Mussolini e finanziata dai magnati genovesi dell'Industria Zuccheriera Italiana, come omaggio nella sua terra al Duce del Fascismo.