Al lavoro, in famiglia, nella politica: imparare a ottenere un risultato positivo per tutti. «La sfida che ci pone il presente consiste in un cambiamento della cultura stessa del conflitto all'interno delle famiglie, sul posto di lavoro, nelle nostre comunità e nel mondo intero. Si tratta di creare una cultura al cui interno anche le controversie più gravi vengano gestite non con la forza e la coercizione, ma sulla base dell'interesse comune e della convivenza pacifica. La sfida che ci attende non è affatto eliminare il conflitto, ma rendere il mondo un luogo a prova di conflitto.» Con queste parole, William Ury alla vigilia del nuovo millennio metteva a fuoco un problema cruciale nella storia dell'umanità in questo libro che si può a ragion veduta considerare un classico sempre più attuale. Filo rosso nel suo ragionamento è il concetto di «terza parte», ovvero la comunità, «noi» in ultima istanza, che dobbiamo proteggere i nostri interessi più preziosi: sicurezza e benessere. Ogni nostra azione individuale è in qualche modo fragile come la tela di un ragno, ma quando si unisce alle altre, allora diventa una rete in grado di imbrigliare il leone della guerra. Per quanto ognuno di noi propenda per una o l'altra parte, bisogna imparare a comprendere i bisogni di tutte le parti in conflitto, a incoraggiare un processo di negoziazione cooperativa, a cercare una soluzione saggia, in grado soddisfare le aspirazioni fondamentali delle parti in conflitto e della comunità nel suo insieme. Un compito che appare sempre più difficile, ma che resta l'unica via percorribile per vivere in armonia in tutti gli ambiti di cui facciamo parte: la famiglia, il lavoro, la scuola, la società e il mondo intero.