La progressiva convergenza dei modelli proprietari d'impresa e gli scandali finanziari degli ultimi decenni hanno posto l'accento sul rapporto tra il controllo aziendale e la qualità della comunicazione economico-finanziaria. Ciò vale in particolar modo per le realtà organizzative in cui è disatteso il principio di proporzionalità nell'attribuzione dei diritti azionari in conseguenza dell'utilizzo dei meccanismi di potenziamento del controllo. Come sottolineato in letteratura, la concentrazione del potere volitivo presso il nucleo ristretto degli investitori di maggioranza ne accentua le conflittualità con quelli di minoranza ma non presenta implicazioni univoche per la qualità dell'informativa di periodo e per la sua idoneità a disciplinare efficacemente il confronto tra gli interessi di tali attori. Il presente lavoro si inserisce in questo dibattito e affianca l'inquadramento teorico della reportistica finanziaria alla disamina degli strumenti di potenziamento del controllo aziendale per far luce sul rapporto tra il rafforzamento di detta prerogativa e la qualità della comunicazione economico-finanziaria. In particolare, l'elaborato traccia la traiettoria degli studi sul tema partendo dall'analisi dei modelli classici della dottrina aziendalistica e della letteratura internazionale. Il lavoro offre una revisione sistematica della produzione pubblicistica nel campo di ricerca e propone il framework delle determinanti e dei riflessi della qualità dell'informativa di bilancio nelle imprese in cui si realizza il potenziamento del controllo. Tale schema illustra i fattori a cui si legano le spinte alla reportistica finanziaria di qualità in un'ottica sia micro che macro aziendale e pone l'accento sulle circostanze in cui il rafforzamento del potere volitivo degli azionisti può condizionare l'attitudine della comunicazione economico-finanziaria a supportare il superamento dei conflitti tra gli investitori di maggioranza e di minoranza.