Il nostro cervello è una meravigliosa macchina di valutazione e gestione del rischio: ogni secondo processa informazioni, pianifica scenari, pesa incertezze e valuta conseguenze. È un meccanismo biologico istintivo che ha permesso agli individui di sopravvivere, di proteggersi, di cogliere le opportunità e di evitare i pericoli. Quando si passa dal livello individuale al livello organizzativo le cose si complicano ulteriormente e più forte può essere il rischio di cadere nelle cosiddette "trappole" del risk management. In particolare, le organizzazioni del terzo settore, le non profit e gli organismi di ispirazione religiosa, incentrati su un forte sistema di valori, sulla causa che servono e sulla prudenza nella gestione di risorse per lo più scarse, sono più facilmente tentati di rintanarsi in un porto sicuro e rimanere fermi. Ma un'organizzazione che non rischia per la propria missione, prepara il suo declino. Questo manuale, accessibile e sintetico, ricco di casi ed esempi concreti, vuole aiutare le organizzazioni non profit e gli organismi di ispirazione religiosa a individuare e gestire, passo dopo passo, i "rischi giusti" fra tutti quelli identificati, massimizzando le opportunità e minimizzando il potenziale danno. Il testo delinea i "pilastri" del risk management, identifica le fasi fondamentali del processo, dal reporting per il monitoraggio alle tempistiche, e indica le strategie per superarne le trappole; ma, soprattutto, spiega che fare risk management vuol dire scegliere di aprire gli occhi e di rimboccarsi le maniche per gestire le incertezze invece di incrociare le dita... sperando che tutto vada bene.