Lo studio nasce dalla necessità di approfondire le dinamiche emergenti e gli inediti modi di approcciare oggi il mercato, soprattutto con riguardo alle neuroscienze applicate al marketing nell'ambito dei social network. È, nella specie, il neuromarketing a venire analizzato nei lati più oscuri legati alle storture cognitive e alle conseguenze etiche, sullo sfondo dell'eterna dicotomia impresa-consumatore e in un'ottica di co-creazione del valore. Dal punto di vista dell'impresa, è apparso necessario capire come trasferire un messaggio affinché esso sia recepito correttamente, nonché comprendere se esista un modo di "insegnare il valore" - magari attraverso un approccio di tipo Actor-for-Actor - e, conseguentemente, valutare se avvalersi di un testimonial o di un influencer per essere più efficaci nel processo di ingaggio del consumatore c.d. follower. Dal punto di vista di tale "contraente debole", si è, invece, cercato di definire in che misura i messaggi pubblicitari, veicolati oggi tramite la comunicazione social, siano o meno leciti. La difficoltà, nell'ambito del c.d. personality merchandising, si riscontra soprattutto nel riconoscere la finalità pubblicitaria di una comunicazione che, troppo spesso, appare come una condivisione disinteressata e spontanea della vita quotidiana dei nuovi driver ( influencer, youtuber, endorser, testimonial), e non già quale attività di sponsorizzazione di un determinato brand.