"Il proletariato esterno" venne pubblicato per la prima volta nel 1972 con titolo icastico e coscientemente provocatorio. Si tratta di un'opera nata in quel geniale e proficuo brodo di coltura che fu, a partire dagli anni '60, la rivista «Quaderni calabresi», inventata e diretta dal giudice Francesco Tassone a Vibo Valentia. Il Mezzogiorno è una creazione coloniale della realizzazione dell'unità d'Italia: come si può facilmente immaginare, tale affermazione era in quegli anni semplicemente indicibile e perciò oggetto di radicale censura, nonostante le evidenze storiche. Ripubblicare ora questo libro significa dunque mettere una base di analisi da cui ripartire, perché nel Mezzogiorno di oggi si mantengono e si aggravano le caratteristiche di un paese coloniale. Il Meridione patisce uno scambio ineguale costante e sempre rinnovato; dal dopoguerra ha ulteriormente perso in sovranità alimentare. L'autosufficienza delle campagne è stata falcidiata dall'onda lunga del mercato capitalista, le ferite di una falsa industrializzazione coloniale sono presenti come monito indelebile, mentre i guasti ecologici riportano al paradossale conflitto tra lavoro e ambiente. Bracciantato e caporalato sono da decenni testimonianza di miseria e neo schiavitù.