Testimone degli anni che segnarono il tramonto della Lituania indipendente, Juozas Urbsys, ministro degli Affari esteri del periodo interbellico, è costretto a usare tutte le carte consentite alla diplomazia per destreggiarsi tra le mire imperialiste della Germania e dell'URSS. Ma non può immaginare che, dietro le quinte della storia, il destino del suo Paese è già stato deciso a tavolino. Hitler e Stalin hanno tracciato su una cartina i confini delle rispettive sfere di interesse e, mentre ancora gli ambasciatori trattano tra loro, la Lituania è stata già spartita e occupata secondo i segreti protocolli del patto "Molotov-Ribbentrop". Annessa all'URSS, il 15 giugno 1940, la Lituania finisce di esistere come nazione indipendente e tutti gli oppositori al regime vengono arrestati e inviati nei gulag. Deportato egli stesso in Russia, Urbsys subirà un'odissea carceraria destinata a durare sedici anni. Ma senza mai perdere la speranza della libertà per sé e per la propria terra. Uscito in Lituania nel 1988, questo libro di memorie, diretto e sincero, ebbe un ruolo decisivo nelle richieste destinate a culminare, l'11 marzo 1990, nell'Atto di restaurazione dell'indipendenza lituana.