Il più famoso vaso greco e certamente una delle opere "minori" più note e maggiormente studiate dell'antichità classica, il vaso François, viene presentato al pubblico con un testo preciso ma chiaro e agevole, destinato agli studenti così come agli studiosi, ma che si rivolge anche ai semplici estimatori e ai non specialisti. Rinvenuto in due distinte campagne di scavo, nel 1844 e 1845, nella città etrusca di Camars o Clevsie, l'odierna Chiusi (Siena), da Alessandro François, commissario di guerra del granduca Leopoldo II di Asburgo-Lorena, il cratere (vaso da simposio per mescolare acqua e vino) è uno dei capolavori indiscussi dell'antica arte vascolare greca. Grazie alle sue duecentosettanta figure e centotrentuno iscrizioni, che includono le doppie firme del vasaio Ergotimos e del pittore Kleitias che lo produssero ad Atene intorno al 565 a.C., il grande cratere con anse a voluta costituisce anche una sorta di summa del pensiero religioso, di manuale della mitologia degli antichi greci, e in particolare degli ateniesi degli ultimi anni del governo di Solone, tanto da essere definito a volte la Bibbia dell'archeologia, l'enciclopedia o l'antologia della mitologia greca.