Contrariamente a quello che, oggi, raccontano le produzioni cinetelevisive, la storia antica fu molto diversa da quella contemporanea: nell'antichità la religione prevaleva sull'economia e la civiltà sulla barbarie. La società greca, infatti, fu una comunità di credenti diretta da una autocrazia monarchica, anche quando si presentò sotto le mentite spoglie di una pseudo-democrazia assembleare. In questo libro ogni possibile fattore dell'evoluzione della civiltà greca - antropologico, politico, sociale, economico e culturale - viene sottoposto a una lente scrupolosa e a un'indagine rigorosa. Accurata risulta anche la selezione delle fonti, dai reperti archeologici alle testimonianze letterarie. Man mano poi che queste ultime si moltiplicano in concomitanza con lo sviluppo cronologico, il libro acquisisce una crescente distensione narrativa e ulteriore spessore grazie ai riferimenti ad autori come Esiodo, Eschilo, Tucidide o Aristofane. Ma l'aspetto più rilevante di questo libro sta proprio nella sua chiave interpretativa, che lo pone in evidente contrasto con la storiografia moderna: l'autore, infatti, fa della religione il vero movente della civiltà greca in tutte le sue manifestazioni e del suo intero sviluppo fino al secolo V a.C.. Mario Attilio Levi intende dimostrare che tutte le dinamiche politiche, sociali ed economiche della storia greca non possono essere del tutto comprese prescindendo dal fattore sacrale, considerando quest'ultimo la loro matrice più autentica. Egli individua, infatti, nel sentimento religioso l'anima più profonda della coscienza collettiva dei Greci, e mette in risalto a più riprese l'inadeguatezza di certo integralismo laicista, a suo giudizio deformante, con cui la storiografia ufficiale tende a ridurre questo elemento a mera sovrastruttura. Va nondimeno sottolineato che questa coraggiosa chiave di lettura viene formulata secondo una prospettiva laica e un rigore scientifico che nulla concedono a tentazioni di Sehnsucht o ad altre suggestioni di segno romantico.