Nell'estate del 1989, scoppia in Svizzera lo scandalo delle schedature illegali, allestite a danno di migliaia di cittadini (900'000, secondo le cifre ufficiali), colpevoli unicamente di avere o professare idee non conformistiche e situate nella zona grigia dei delitti d'opinione. Tra quanti ne patirono le conseguenze, in vario modo e a diversi gradi di gravità, esemplare ed emblematico il caso di Berufsverbot, di cui era rimasto vittima un mancato collaboratore del Museo nazionale, di cui sono qui ripercorse le vicissitudini, attraverso la sua diretta testimonianza e grazie a documenti d'archivio ripresi in forma diaristica un po' sui generis. Al di là dell'esperienza personale vissuta dal protagonista, la vicenda permette di rievocare il clima dominante in Svizzera negli anni bui della guerra fredda, quando anche il più insospettabile e innocente dei cittadini poteva vedersi compromettere una carriera o vedersi rovinata la vita per semplici delitti d'opinione del tipo qui evocato. Come in una qualsiasi dittatura...