"Luglio 1944: terremo con successo la linea dell'Arno". Così il Capitano SS Günther Kaddatz nel suo primo incontro con l'Avvocato Mario Gattai, commissario prefettizio del Comune di Pisa, concluse il colloquio meravigliandosi che a Pisa - devastata dai bombardamenti aerei prima e poi dagli incessanti cannoneggiamenti delle opposte artiglierie - potessero essere rimaste ancora alcune migliaia di persone, affrontando ogni giorno il pericolo costituito dal diffuso minamento delle case e d'interi quartieri prossimi al fiume, dalla brutalità e dalle fucilazioni sommarie delle SS, opponendosi ai saccheggi, priva di cibo, di acqua, di gas ed energia elettrica, col rischio costante di ammalarsi di tifo o di morire per la più banale ferita a causa della mancanza di medicinali. Fallito il progetto caldeggiato dall'Arcivescovo Vettori di far dichiarare Pisa "città bianca", ai pisani non restò che attendere cercando di sopravvivere in attesa del più che certo arrivo degli alleati, incomprensibilmente immobili lungo la riva sud dell'Arno.