La Storia della guerra di Hôgen o Hôgen monogatari, narra gli antefatti di un altro grande romanzo epico giapponese, Le storie di Heiji (Luni, 2019) ed entrambi rappresentano i massimi esempi di gunki monogatari, cioè "racconti di guerra". Il tema che li accomuna è il conflitto di potere tra le due grandi famiglie degli Heike (in giapponese Taira) e i Genji (in giapponese Minamoto) per il controllo dei posti chiave del governo imperiale, che sfociò nel 1156 in una guerra breve ma spietata e fratricida. Fratelli sono l'imperatore in ritiro Toba, che muore prematuramente e i suoi successori Sutoku e Go Shirakawa, che combattono ferocemente tra loro per salire al trono. Go Shirakawa è sostenuto dagli Heike, ovvero Fujiwara no Tadamichi, figlio maggiore del reggente Fujiwara no Tadazane. Venuto a conoscenza di un complotto fomentato da Sutoku, Go Shirakawa fa assalire nottetempo il suo palazzo scatenando il conflitto mortale. Nello schieramento opposto, all'interno del clan guerriero dei Genji-Minamoto, si trovano in lotta fra loro anche i figli di Minamoto no Tameyoshi: Tameyoshi stesso, con i suoi figli minori, primo fra tutti l'invincibile arciere Tametomo, sono alleati di Sutoku, insieme a Taira no Tadamasa. I figli maggiori di Tameyoshi, con a capo Yoshitomo, sono schierati dalla parte di Go Shirakawa, così come Taira no Kiyomori, a sua volta nipote di Tadamasa. Da questi complicati intrecci di alleanze, contro-alleanze e rivalità fra padri, figli, parenti, signori feudali e vassalli si sviluppano in brevissimo tempo, dal 28 luglio al 16 agosto 1156, una serie di vicende sanguinose: battaglie, tradimenti, esecuzioni, condanne all'esilio, suicidi, maledizioni, in un crescendo drammatico reso più tragico dai legami familiari che uniscono fra loro vittime e carnefici. Fratelli maggiori che fanno uccidere i fratelli più piccoli ancora bambini, madri che si tolgono la vita per la disperazione, ex imperatori esiliati in isole remote che impazziscono e muoiono in solitudine... una trama complessa, drammatica e avventurosa, che Shakespeare forse avrebbe trovato congeniale. In poco più di due settimane il destino di tutti i protagonisti precipita in modo inesorabile. Gli eventi si susseguono a ritmo serrato e i dialoghi rivelano in poche frasi taglienti tutta la psicologia dei personaggi: è un romanzo epico di epoca medievale, ma si legge come la sceneggiatura di un film, o, perché no, di un tragico e sontuoso anime.