Il libro, splendidamente illustrato, ripercorre l'ininterrotta metamorfosi di Picasso. Di pari passo con l'analisi delle opere, commentate da osservazioni inedite e una ricca documentazione, Fossi rievoca scandali, amicizie, rotture, per ricomporre una visione il più possibile obiettiva su un artista che, nonostante tutto, rifuggiva il cliché del genio/artefice del proprio mito. Picasso, agli inizi del Novecento, poteva prevedere la sua fama immensa? Sì, doveva immaginarlo: la sua era una vocazione consapevole, una tensione magica che gli ha sempre donato «fluidità e agilità di pennello, fermezza nei contorni e nelle linee, padronanza e libertà nei colori». Nel "labirinto Picasso" si aggirano pittori come Braque, Derain, Matisse, intellettuali come Apollinaire, Salmon, Cocteau, Man Ray, Eluard; donne come Dora Maar e Françoise Gilot, fotografa surrealista la prima, pittrice la seconda, che seppe tenergli testa come altra seppe (o volle) fare. È un racconto di fili sottili, di prime prove influenzate da Toulouse-Lautrec, Goya, El Greco, poi di fasi blu, rosa, cubiste, di personali primitivismi e classicismi, di maniacali attenzioni al preciso istante: le sue opere hanno quasi tutte una data. Su dipinti come le "Demoiselles d'Avignon" e "Guernica", e molti altri anche meno noti, il libro offre risvolti sorprendenti, e una narrazione affascinante.