«Ercolano e Pompei - cui la storia ha concesso la irripetibile funzione di essere lo specchio, a noi giunto quasi intatto, della vita materiale nell'Impero romano - ancora oggi sono due dei luoghi più straordinari che sia dato visitare a chi effettua il tradizionale voyage d'Italie. Ma fu tra la seconda metà del Settecento e la fine del XIX secolo che le due piccole città, riaffiorate dalle ceneri e dalla lava vesuviana che le avevano sepolte, esercitarono su viaggiatori, letterati e artisti un eccezionale richiamo: esse in quegli anni divennero fonte di suggestivi intrecci tra miti e realtà, e risultarono perciò tra le tappe più ambite del soggiorno a Napoli dei grand touristes, e talvolta forse l'unico motivo del loro arrivo nel Regno borbonico, a tal punto da far risultare del tutto emarginati i pur celebri Campi Flegrei, cui fino alla prima metà del Settecento si era invece rivolto in maniera quasi esclusiva ogni loro interesse» (dall'introduzione).