Resoconto delle varie attività febbrili e insonni di Jan Fabre, anche questa quinta parte del "Giornale notturno" è inframmezzata da fulminee riflessioni sul processo creativo, il senso dell'arte, la ricezione delle sue opere, il clima culturale e artistico fiammingo, il rapporto con i performer della sua compagnia teatrale, le inquietudini, i dissensi con se stesso e le insicurezze che lo assalgono. Indistruttibile e pressante poi è il desiderio di disegnare, la passione per la coreografia e il gesto danzante, ossia per la scrittura dello spazio. In questo "Giornale" spiccano, tra gli altri molteplici accadimenti, l'esposizione dei suoi lavori in Giappone, Cina, Corea, Cile, Croazia; l'incontro a New York con Marina Abramovic, Bob Wilson e Bjork; la messa in scena della prima dello spettacolo di teatro-danza a Napoli; l'intenso apprezzamento per l'arte di Romeo Castellucci; l'invito alla Biennale di Venezia; le manifestazioni di protesta suscitate dai suoi spettacoli radicali.