Il volume raccoglie gli atti del seminario De-figurare. lconofobie e iconoclastie a Bisanzio e altrove, svoltosi il 12 e 13 maggio 2021 presso il Dipartimento di Studi linguistico-letterari, storico-filosofici e giuridici dell'Università della Tuscia, a cura di Maria Raffaella Menna e Simona Rinaldi. Il filo rosso che collega i contributi è quello dell'immagine "negata", quando cade vittima di intenzionali rimozioni, alterazioni od omissioni, di tutta quella serie di atti riassunta nel titolo De-figurare. Il verbo, con la sua grafia disgiunta, rispetto ai più comuni "sfigurare" e "disfigurare" - designanti lo sfregio finalizzato a rendere irriconoscibile la figura esecrata - e rispetto anche al verbo "defigurare", con grafia unita, ha il vantaggio di visualizzare l'articolazione fra presenza e assenza, fra vecchio e nuovo, fra mutazione e permanenza. Banco di prova di questa dialettica è l'iconofobia siropalestinese del secolo VIII: nei mosaici pavimentali di più di ottanta chiese, al tempo della prima dominazione islamica, un'intenzionale distruzione ha colpito le figure zoomorfe e antropomorfe senza, tuttavia, azzerarle. La "sottrazione" non fa dell'immagine preesistente un nulla, come se non fosse mai esistita, bensì le permette di continuare a vivere, ridotta a una mera silhouette o a esigui brandelli incorporati nel nuovo assetto visivo, tracce che innescano nello spettatore la risalita, virtuale, all'originale perduto. Questo fenomeno ha dato avvio a un percorso di riflessioni che tocca due stazioni: Bisanzio, con l'importante spartiacque dell'Iconoclastia, da un lato, e l'avvento dell'Islam, dall'altro, e quell'altrove che abbraccia orizzonti disciplinari differenti.