Nel 2012 la nazionale spagnola conquistò l'Europeo battendo nettamente l'Italia in finale. Fu il suo terzo trofeo consecutivo e il coronamento di un processo vincente iniziato quattro anni prima con l'Europeo e proseguito con il Mondiale di Sudafrica. Vittorie che proiettarono finalmente la Spagna nell'élite del calcio. Tuttavia, per troppo tempo le Furie Rosse avevano faticato a imporsi a livello internazionale, quasi fossero una incarnazione calcistica del Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes,lo sfortunato cavaliere errante costantemente sconfitto durante le sue tante avventure. Negli anni precedenti ai successi, infatti, la nazionale spagnola aveva faticato più del previsto a togliersi di dosso l'etichetta di squadra eternamente condannata alla sconfitta, con i tanti fallimenti sempre giustificati da qualche agente esterno: un colpo di mala suerte, un arbitraggio ostile o, nel migliore dei casi, la mancanza di furia, la parola usata per definire quel calcio giocato con foga e attributi. Una espressione tornata in voga durante le Olimpiadi del 1920, quando la Spagna fece il proprio esordio sulla scena internazionale, e che diede alla nazionale il soprannome di Furie Rosse