Dalle gradinate della curva ovest dello stadio di Ferrara sventola un drappo che raffigura il volto di Federico Aldrovandi. A Parigi, lo stadio del quartiere di Saint-Ouen è intitolato al medico antifascista Jean-Claude Bauer, vittima dei nazisti. A Scampia i pantaloncini li portano le ragazze. Ad Amburgo, all'interno del Millerntor-Stadion c'è un enorme striscione arcobaleno. A Varese c'è Hamdi, arrivato dall'Egitto su un barcone passando per Lampedusa, che sogna di diventare come Salah. Questi sono solo alcuni dei luoghi in cui il calcio diventa portavoce di urgenti istanze sociali e se la società intera è in continua evoluzione e aperta verso nuove realtà, il calcio deve farsene interprete e manifesto. Qui il calcio si mostra fuori dal suo sistema sportivo di riferimento: è parlato, esaltato, tifato soprattutto nei momenti in cui non è giocato. Le testimonianze e le esperienze di un calcio inclusivo e lontano da violenze e business sfidano i luoghi comuni, fanno crollare tutta la letteratura di insulti e di stereotipi, scardinano l'univoca visione maschilista - bomberista - che attanaglia non solo il mondo dello sport, ma la società nella sua interezza. Prefazione di Paolo Sollier.