Nella seconda metà del Novecento le scienze sociali hanno prodotto numerose teorie del mutamento sociale (teorie della modernizzazione, della mobilitazione politica, dello sviluppo socioeconomico, del mutamento culturale). Se ne ricava però l'impressione generale di un fallimento: la maggior parte di esse è stata smentita dalla realtà. Per Boudon, che si ispira alla tradizione critica che va da Kant a Popper, occorre orientarsi verso un modello di spiegazione che non pretenda di essere "universale e necessario", nel quale vi sia posto per il disordine. Misurarsi col disordine significa infatti aderire alla realtà e rinunciare a pericolose leggi astratte. "La teoria, nel suo insieme", come scrive Arnaldo Bagnasco nella presentazione al volume, "è una grande scatola degli attrezzi, che il ricercatore adopera trovando e combinando strumenti adatti alla comprensione di un caso concreto". Una riflessione divenuta imprescindibile sullo statuto delle scienze sociali.