L'espansione di servizi come Uber, Glovo o Didi ha ridisegnato in poco tempo molte delle nostre esperienze e pratiche sociali, tra cui il lavoro. Frutto di un'etnografia multi-situata, condotta tra Italia e Argentina, questo volume è un viaggio nell'ingranaggio organico delle infrastrutture che chiamiamo piattaforme digitali. Ne emerge un terreno ricco di contraddizioni e fratture, di scambi informali e tattiche quotidiane, uno scenario spesso paradossale e barocco. La piattaforma si presenta infatti come il più efficiente prodotto socio-tecnico del capitalismo digitale, eppure è anche sede di una rinnovata crescita di pratiche di sottrazione al controllo algoritmico. La gig-economy dovrebbe essere il futuro del (non) lavoro, e ciononostante riporta la contemporaneità del non contemporaneo fin nel cuore dell'Occidente, riproponendo persino forme di lavoro di tipo feudale.