Un libro conciso e puntuale che mette in discussione un certo modo di intendere l'ecologia, individualista e liberale. Di fronte ai disastri prodotti dal capitalismo industriale, le pratiche ecologiche vengono spesso presentate come l'insieme dei piccoli gesti quotidiani di noi bravi "eco-cittadini". Ma questa visione dell'ecologia, che considera la società come un aggregato di individui e il cambiamento sociale come una somma di gesti individuali, allontana da una concezione più collettiva, più combattiva e meno edonistica del cambiamento sociale. Questa ecologia depoliticizzata presenta obiettivi raggiungibili con poco sforzo e individualmente gratificanti, rassicura dalla propria "ansia ecologica", ma lascia in ombra la nocività complessiva del sistema produttivo e l'incapacità delle istituzioni di portare avanti politiche ambientali degne di questo nome. L'autrice denuncia le disuguaglianze di genere e di classe che emergono da alcune emblematiche pratiche ecologiche "alternative" e sollecita la riflessione e l'azione necessarie a cambiare davvero le cose.