«C'è qualcosa che ci portiamo dentro, qualcosa che è incancellabile, unico e privato come il codice genetico: si chiama ricordo - scrive Gabriele Moroni nella prefazione al nuovo libro dell'amico e collega Conti - (...) Fabio Conti non ha dimenticato i racconti del nonno: li ha portati con sé racchiusi nello scrigno prezioso della memoria. Diventato adulto, con il piglio del cronista abituato all'inseguimento quotidiano dei fatti e insieme con il rigore dello storico che risale alle fonti primarie, si è dedicato alle ricerche sul lago Gerundo, immenso specchio d'acqua che nell'antichità si estendeva fra Bergamasca, Cremasco, Lodigiano, fino a lambire le porte di Milano. Il drago Tarantasio, suo abitatore, secondo la leggenda ammorbava e uccideva i malcapitati che capitavano a tiro del suo mefitico fiato» e la sua fama ha traversato il tempo, avendo la forza di arrivare fino a noi anche tramite una sorprendente serie di raffigurazioni, dal simbolo araldico di Visconti e Sforza (il Biscione) al logo dell'ENI (il cosiddetto cane a sei zampe)...