Una teoria operativa sulla motricità acquatica, elaborata da Fabio e Giuseppe Bovi e conforme alle tesi dell'illustre pedagogista Gianfranco Staccioli che consigliano forme di gioco protetto, inteso come "ipotesi qualificata, produttiva e originale di divulgazione dei principi e metodi di un'educazione attiva" da realizzare nella pratica e nel pieno rispetto dei diritti dei bambini, concedendo spazio al loro caratteristico libero modo di giocare in acqua ed assecondandone, prima di ogni altro intervento, la loro gioiosa ed efficace autonomia progettuale. Gli Autori confermano che il dare la precedenza al processo di realizzazione dell'individualità attraverso il riconoscimento della libertà di scelta, contrassegnata da mutamenti straordinari improvvisi e quotidiani, si palesa come una linea di condotta di grande interesse e di indiscutibile valore: ciò interpretando la realtà, attraverso una adeguata attenzione alla persona e, con essa, un naturale adattamento dell'attività alle caratteristiche dei singoli bambini e in aperto contrasto con ogni percorso che vada in direzione opposta. Una messa in discussione del cosiddetto adultocentrismo, che negli ambienti acquatici appare ancora dominante e che non sempre favorisce forme di educazione acquatica in sintonia con le aspettative di ciascun fanciullo. Un atteggiamento però che sta cambiando e valga una convincente espressione di Matteo Giunta, ex allievo del Prof. Bovi a Scienze motorie in Urbino e attualmente allenatore federale di grande prestigio, quando in una delle sue recenti relazioni sottolineava che "l'obiettivo non può essere più importante del processo necessario a conseguirlo", e ciò anche dopo aver raggiunto importantissimi traguardi di alto valore agonistico. Un processo, nel nostro caso, che riversando l'attenzione sul fanciullo, tenta di recuperare in maniera radicale il senso della bellezza educativa, scommettendo sulla potenza immaginativa e creativa della libertà di azione, fino al completamento della formazione umana e agonistica del campione.