Intenso e complesso fu, duecentoventi anni or sono, il dibattito che suscitò in Italia la promulgazione, da parte di Napoleone Bonaparte, del Décret Impérial sur les Sépultures, noto anche come la "legge di Saint Cloud": il provvedimento - un vero e proprio "testo unico" sulla materia - introduceva per motivi di carattere igienico-sanitario il divieto di sepoltura entro la cinta cittadina ed imponeva, in nome dell'afflato di égalité che aveva animato la rivoluzione, che tutti i sepolcri fossero uguali senza più discriminazioni di censo. Pur se mosso da lodevoli intenti, il provvedimento venne aspramente criticato da chi vi leggeva un declino della religion des tombeaux e soprattutto la condanna all'oblio di schiere di personaggi illustri la cui venerata memoria non più sarebbe stata di esempio e stimolo per i posteri. O tempora, o mores! Molta acqua è passata sotto i ponti, ma al giorno d'oggi, parafrasando il sommo Ugo Foscolo, che fu fra i più accesi oppositori del decreto napoleonico, ben si potrebbe scrivere che il grado di civiltà di un popolo si misura dal trattamento che si riserva a coloro che - per sottrarre sé stessi ai dolorosi tormenti della malattia e i propri affetti al penoso spettacolo della sofferenza - decidano con supremo gesto di dignità di privarsi della vita.