I social workers che lavorano nei servizi sociali hanno le competenze psicologiche per affrontare quell'enorme bagaglio emotivo che la professione richiede? Di fronte a situazioni sempre più complesse, come è possibile soppesare le variabili importanti? Conta più la dimensione delle autonomie, quella delle reti di aiuto o dei disturbi emotivi? Conta più la collaborazione nei progetti, oppure incidono di più quei repentini cambiamenti relazionali che creano fratture tanto importanti quanto incomprensibili? Se è vero che più elementi si posseggono, più è possibile conoscere le situazioni, è altrettanto vero che senza una bussola, un "cifrario" che permetta di condensarle e sistematizzarle, il rischio più grave è quello di esserne travolti. Queste sono le premesse al volume che, per la prima volta, introduce il "Social Mode Work," un metodo che arricchisce e integra nella pratica sociale alcuni dei costrutti teorici più importanti delle teorie cognitivo comportamentali degli ultimi decenni. La Teoria dei Mode o meglio Schema (Mode) Therapy elaborata da Jeffrey Young negli anni'90 e poi integrata da altri Autori come E. Roediger, A. Arntz, G. Jacob, R. L. Leahy, accompagna il lettore nel riconoscimento teorico e pratico delle modalità emotive. La Schema Therapy aiuta l'operatore sociale a ragionare in termini di bisogni insoddisfatti e di strategie di coping. I mode diventano un faro per osservare quello che accade nella relazione di aiuto e agire efficacemente. Ma i mode sono anche quelli dell'operatore che lo spingono a fare sempre di più, a colpevolizzarsi o attribuire all'esterno le responsabilità. Osservare le situazioni e fronteggiare lo stress con uno strumento diverso, conferiscono al Social Mode Work la possibilità di risultare un efficace metodo di prevenzione del burnout. La lettura è rivolta ai diversi professionisti nell'ambito dei servizi alla persona.