Accogliere un bambino bielorusso orfano o orfano sociale è sempre un incontro tra diversi punti di vista e un viaggio: nel tempo, nello spazio e dentro di noi alla ricerca di risorse sopite che possono trasformare il dolore e l'abbandono e risanare l'anima. È un'esperienza che trasforma e costringe ad un percorso di elaborazione che è insieme consapevolezza dei cambiamenti; consegna reciproca di memoria storica, e di identità individuale, culturale, sociale; costruzione di dinamiche e reti complesse di sostegno alla persona che diventano vere e proprie "parentele sociali". Questa "diplomazia dell'amore" richiede empatia, fiducia, coraggio, speranza e, forse, anche una buona dose di incoscienza. E mi chiedo: in questa relazione di aiuto diversa dall'affido e dall'adozione e che risponde a tre bisogni inalienabili dell'essere umano: diritto ad una famiglia, diritto ad un'infanzia felice, diritto alla salute, chi dà e chi riceve di più? Chi salva e chi è salvato? E soprattutto: se non ci fossimo mai incontrati, quello che oggi è sarebbe comunque stato?