Amicone inviato, Amicone direttore, Amicone notista politico, polemista, intervistatore, editorialista, cronista, perfino apologeta... Si sarebbero potute dare molte diverse angolature a questa silloge del fondatore di Tempi, eppure nessuna di esse sarebbe stata sufficientemente amiconiana. Impossibile ridurre Luigi Amicone a specialista di un particolare esercizio della professione di giornalista. Perché certo di essere sempre stato oggetto di un grande amore, Luigino ha a sua volta amato della vita ogni aspetto, lasciandosi travolgere e lasciando travolgere tutto dall'intelligenza larga e affettiva e appassionata del cristianesimo. Tutto vuol dire tutto - anche il dolore, anche la morte, anche le brutte possibilità della storia - e tutti, compresi gli avversari delle sue tante battaglie. Amicone era diventato esperto di tutto, pur non aspirando a passare per esperto di nulla, proprio perché faceva affidamento a poche grandi cose e tra queste non c'era certo il suo "mestiere". Ecco perciò una raccolta di scritti splendidamente anarcoresurrezionalista come il suo autore. Che nella sua carriera di intellettuale, educatore e creatore di opere ha parlato di moltissime cose, in fondo parlando sempre di una cosa sola. Di Uno. «La compagnia del grande Amico».