Il mito dell'eterno ritorno è il frutto di uno studio che Mircea Eliade aveva compiuto sull'uomo delle società arcaiche, o «tradizionali», sia quelle che vengono comunemente definite «primitive», sia quelle che espressero le antiche culture dell'Asia, dell'Europa e dell'America. Concentrandosi sulla concezione che l'uomo aveva di sé stesso e del posto che occupava nel cosmo, ne mostra la sostanziale differenza rispetto a quella moderna, fortemente influenzata dal giudeo-cristianesimo. Nelle società arcaiche l'uomo era solidale con il cosmo e i suoi ritmi e aveva una concezione circolare del tempo. Attraverso il mito dell'eterno ritorno e le cerimonie e i riti che ripetono e riattualizzano gli avvenimenti dell'inizio del tempo, le civiltà tradizionali rigeneravano simbolicamente il cosmo e la società. Con questo saggio, che considerava «come il più significativo» dei suoi libri, raccomandando di leggerlo prima di tutti gli altri, il grande storico delle religioni propone quella che riteneva un'introduzione a una filosofia della storia. Dopo aver illustrato il modo in cui l'uomo tradizionale riusciva a «sopportare» la storia, Eliade affronta il problema degli storicismi attuali e fornisce all'uomo una guida rispetto a una questione che considera essenziale, l'individuazione di ciò che «permette anche all'uomo moderno di sopportare la pressione sempre più potente della storia contemporanea».