Diceva Aristotele «Dio si dice in molti modi», potremmo parafrasare: oggi più che mai, nel nostro mondo globale, multietnico e multireligioso. Davanti a questa pluralità di modi di essere, di pensare, di credere (o non credere) il divino, normalmente nascono due atteggiamenti: rassegnarsi all'incomunicabilità e all'inevitabile dispersione dei significati, oppure cercare strategie per ridurre il molteplice ad Unità. Gli Autori di questo testo, anche e soprattutto grazie ad una ricerca comune, hanno provato a chiedersi se questo aut-aut sia superabile. E se il ripensamento del rapporto tra unità e pluralità non sia la vera sfida da affrontare (come esseri umani in generale, e come credenti in particolare). Per-ciò, il dialogo: come indicatore di ricerca, prima e più che come risposta. Il lettore troverà una prima parte focalizzata su Il dialogo nelle discipline teologiche (Esegesi biblica, Patrologia, Teologia fondamentale, Trinitaria e Cristologia); un intermezzo antropologico di tipo fondativo (Fondamenti antropologici e prospettive della dimensione dialogica. Prolegomeni a una via interculturale e interreligiosa); una seconda parte di carattere dialogico-ecumenico (Le chiese e il dialogo). Questi primi otto saggi nascono dal ripensamento di un'esperienza seminariale vissuta nell'anno accademico 2020 (descritta in maniera narrativa nell'Introduzione). Gli ultimi due saggi (sezione finale: Ricostruzioni e decostruzioni), invece, sono stati scritti dopo, sollecitati dall'esperienza stessa, ma come un tentativo di rimettere in gioco quanto acquisito, rilanciandolo - tanto dal punto di vista della teologia quanto dal punto di vista della filosofia.