Con la definizione di "religiosità popolare" oggi viene classificata tutta una serie di fenomeni che in qualche modo afferiscono al tema del Sacro, ma ahimè connotati da una valutazione non certo positiva, ammantata da un giudizio preconcetto che li vorrebbe relegati a manifestazioni di una società ancora strettamente agricola e scarsamente acculturata. Così non è o non dovrebbe essere. Le righe che seguono sono belle come i ricordi d'infanzia che talvolta affiorano senza motivo. Vorrei raccontarne uno, di quando al mare, con mia madre, stavo imparando a nuotare e prendevo lezioni dal bagnino. Lei, giovane e bella, mi sorrideva a trenta metri da me e mi invitata ad avanzare con le bracciate a rana, ancora insicuro, le mani del bagnino mi sorreggevano ed io mi dirigevo verso mia madre col mento fuori dall'acqua, la guardavo ed ero incredibilmente felice di raggiungerla prima possibile. È dunque chiaro il motivo per cui dissento dalle valutazioni moderne che ignorano o, peggio ancora, screditano le nostre radici ancestrali che sottendono a questa tipologia di fenomeno. Il passato forse non torna, ma di certo ci appartiene. Nel film di Sorrentino "Le conseguenze dell'amore" Isabella dice a Titta Di Girolamo "Non si dovrebbe mai rompere il cordone ombelicale con quando si era ragazzi". Come nel mare di Igea Marina non mi sarei salvato senza l'aiuto di mia madre e del bagnino, così nessuno si salva da solo e ringrazio Eusebio Ebranati che con il suo studio erratico lungo le vie di Salò ha saputo e voluto riconoscere, segnalare e valorizzare una sensibilità desueta. Ha fatto un grande regalo a questa sua e nostra città che, grazie a queste pagine, potremo percorrere in un viaggio non solo tra i luoghi, ma anche e soprattutto attraverso le diverse anime che hanno contribuito al giacimento culturale della sua plurisecolare identità storica.