Diplomazia liberale. Questo libro ricostruisce l'ordinamento dell'amministrazione degli Affari Esteri dalle leggi d'Azeglio del 1849 sino all'ordine di servizio Sforza del luglio 1947. È una storia istituzionale e amministrativa, che si intreccia alle vicende biografiche e professionali di alcuni importanti diplomatici italiani. Non sempre quando si studia la storia delle istituzioni, si fa abbastanza attenzione agli uomini che le animano, alle loro vite, ai contesti famigliari e sociali di provenienza, ai percorsi della loro carriera e ai legami personali che prendono corpo all'interno dell'amministrazione. A partire dalla "rivoluzione" diplomatica di Cavour, che segna una cesura con la tradizione della diplomazia sarda, quello che emerge da questi profili è una grande omogeneità, culturale e funzionale, che derivava dalla consapevolezza di essere una élite che aveva avuto un ruolo chiave nel processo di costruzione dello stato unitario. Nella storia complessiva che qui si restituisce, che è anche una storia politica, è possibile riscontrare una sostanziale continuità, una tenuta dei metodi comportamentali, delle prassi di conduzione degli affari, degli stili, nonché dei principi guida della politica estera, che si sono trasmessi tra generazioni di diplomatici, a volte soffertamente, diciamo anche "carsicamente", come nel caso del periodo fascista, ma che sono stati pronti a riemergere una volta ritornati alla normalità democratica. Questo spiega anche il titolo scelto per questo volume: per diplomazia liberale non si fa riferimento a una collocazione politica, ma a un modo di interpretare la propria funzione, a una condivisione di principi e di valori che sono a fondamento dello stato per il quale la diplomazia è chiamata a prestare il suo servizio.