Le condizionalità poste dall'UE nelle procedure di adesione hanno offerto fragili puntelli alla democrazia costituzionale di Ungheria e Polonia, allieve modello di ieri e democrazie illiberali di oggi. Col nuovo regolamento 2092 l'Unione torna alla condizionalità per piegare quei Paesi al rispetto dello Stato di diritto, colpendoli nella "borsa". Una vittoria per "l'Europa dei valori" che rischia di essere più apparente che reale. La fuga dei capitali scatenata dalla crisi del 2008, assieme alla drastica migrazione economica, hanno reso lo spazio di competizione dell'UE un luogo pericoloso per le "piccole Nazioni" e per la piccola borghesia che le abita. Alla fragile "costituzione formale" che ha sugellato l'alleanza tra élite liberiste e capitale transnazionale, si è sostituita una più solida "costituzione materiale" che internalizza le esigenze competitive del mercato unico ma ignora i valori non economici dell'UE. Riannodare i fili dell'adesione all'UE, prima, e del contro-movimento dell'involuzione illiberale, poi, serve a riflettere sui guasti del neoliberismo, che ha fatto dello Stato di diritto una moneta di scambio per il successo economico. Il law shopping assecondato dall'UE non è stato un buon viatico: fondare sull'economia il valore del diritto è un rischio per ogni sistema democratico, non solo nell'Europa centrorientale.